Mediazione e decreto del fare: le prime reazioni di CNF e OUA

Mediazione e decreto del fare: le prime reazioni di CNF e OUA
Martedi 18 Giugno 2013

Non si sono fatti attendere i primi commenti sui provvedimenti contenuti nel “Decreto Fare” in materia di Giustizia e mediazione civile che, come noto, è stata reintrodotta come obbligatoria in contrasto con la pronuncia della Corte Costituzionale, che ne aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale, per eccesso di delega, nella parte in cui prevedeva il carattere di obbligatorietà.

Il tentativo di “addolcire la pillola” introducendo la norma che abilita di fatto tutti gli avvocati all’esercizio della mediazione non è andato a buon fine, come era logico aspettarsi.

Il presidente del CNF Alpa mette in luce le criticità del provvedimento e chiede un incontro tra Cnf, Oua, gli ordini forensi distrettuali ed il Ministro della Giustizia Cancelleri.

Il CNF lamenta soprattutto la mancata consultazione dei rappresentanti della categoria forense e ribadisce la ferma contrarietà al metodo adottato da questo ed altri governi che consiste nel legiferare a colpi di decreto legge, mentre in materia di giustizia sono state ignorate le proposte, già avanzate dal CNF, per lo smaltimento dell’arretrato giudiziario, quali la negoziazione assistita ed il passaggio delle controversie alle camere arbitrali in determinate condizioni.

Proposte sulle quali si potrebbe senz’altro discutere ma che sicuramente porterebbero maggiori benefici rispetto alla reintroduzione d’imperio della mediazione obbligatoria che, come si è dimostrato in questi anni di sperimentazione, non ha spostato di una virgola il carico processuale complessivo.

Se anche un calo del numero dei procedimenti giudiziari si è registrato nell’ultimo periodo, non è certo conseguenza della mediazione obbligatoria ma piuttosto della crisi economica che impedisce ad un sempre più elevato numero di cittadini l’accesso alla giustizia, peraltro sempre più costosa nonostante i pesanti tagli agli onorari dei legali.

Anche l’OUA è fortemente contrario al provvedimento sulla mediazione, definendolo addirittura “incomprensibile” “incostituzionale” e “fallimentare”, mentre a suo dire, si registra un passo avanti, comunque migliorabile, nella strada dello snellimento dei contenziosi civili.

Anche il presidente Marino fa notare l’abuso nel ricorso al decreto legge come strumento normativo, rilevando come il Parlamento sia ormai “mortificato” e lamenta anch’egli il mancato coinvolgimento delle parti interessate dal provvedimento.

L’OUA sottolinea inoltre che la mediazione in versione italiana è unica in tutta Europa ed è estesa praticamente a tutto il contenzioso civile e punta l’indice sulla “condizione di procedibilità”.

A questo aggiungiamo che, così come concepita, la mediazione obbligatoria porterà un aggravio dei costi per i cittadini ed un allungamento complessivo dei tempi per la risoluzione delle controversie in quanto l’esperienza ha ampiamente dimostrato che laddove non sussiste la volontà di trovare ad un accordo non lo si può certo imporre per legge.

La mediazione è un approccio culturale profondamente innovativo, che proprio per questo va introdotto gradualmente all’interno di una comunità, grande o piccola che sia, soprattutto quando questa è storicamente incline alla lite, come potrebbe essere definita la popolazione italiana (naturalmente senza offesa per nessuno).

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